Doppio sogno dell’arte
2RC fra artista e artefice
Museum of Art, Seoul National University
Seoul – 2009
Dopo aver circuitato attraverso i principali Musei delle Accademie cinesi, la mostra itinerante “Doppio Sogno dell’Arte. 2RC – tra artista e artefice” inaugura al Museum of Art della Seoul National University, in occasione della visita del Presidente Giorgio Napolitano, con l’appoggio dell’Istituto Italiano di Cultura di Seoul e dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero).
La mostra “Doppio Sogno dell’Arte 2RC – tra artista e artefice” raccoglie 121 opere, di grandi dimensioni, degli artisti che hanno lavorato per la 2RC, presentando un’ampia collezione, offrendo al pubblico un ricchissimo panorama. Come ha scritto lo stesso Bonito Oliva, “ la collezione è l’attraversamento della storia dell’arte contemporanea dagli anni Sessanta ad oggi, al di fuori d’ogni limite generazionale e di poetica. Rappresenta un panorama, internazionale per presenza e qualità, assolutamente attendibile della creazione artistica della seconda metà del XX secolo ad oggi. Tradizione creativa tutta italiana”.
A cura di Amb. Umberto Vattani Presidente dell’ICE
L’intimo legame tra l’ideale di bellezza e la dimensione concreta del fare è uno dei tratti che maggiormente affascina chi si avvicina al prodotto italiano. L’ICE ne è ben consapevole e per questo, ovunque nel mondo, promuove e difende le nostre creazioni.
Che si tratti di una macchina o di un’opera d’arte, entrambe nascono dalle abili mani di un progettista, sovente assimilabile a un vero Maestro d’Arte: appellativo di forte suggestione, che I’italiano ha ereditato dal Iatino, indicante al contempo la perizia manuale e l’estro fantasioso di colui che sa coniugare il bello con l’utile, il fascino immateriale con la tangibilità dell’oggetto.
È una capacità frutto di una tradizione millenaria che nasce nella antica Roma, quando non esisteva una grande differenza tra l’arte nobile e la destrezza artigiana: basti vedere le coppe d’argento sbalzate e cesellate, gli ornamenta delle corti imperiali, quello che rimane dei manufatti in bronzo o dei vetri dei Cesari.
L’antichissima ideologia romana dell’artifex giunge sino all’odierno “Made in Italy” impreziosita dallo straordinario salto qualitativo generato dal Rinascimento allorché il lavoro dell’artista si ritaglia un prestigioso ruolo intellettuale. Questa spiega perché l’ICE ha sempre collegato questo ampio fenomeno culturale alla propria attività di promozione e di diffusione dei “prodotti dell’arte” italiana, fin dalle Mostre organizzate con la Rivista Domus negli anni Cinquanta a Zurigo, Amsterdam, Londra, Parigi e negli Stati Uniti. Quelle esposizioni dell’ICE presentavano al pubblico internazionale oggetti di uso comune – sedie, lampade, macchine da scrivere, posateria – isolandoli dal contesto e creando allestimenti specifici per esporle quasi si trattasse di opere d’arte. E si è così spostato I’ accento dal prodotto all’artefice, a colui che all’oggetto appone la sua firma.
Tutto questo si ripete ancora oggi: solo tre anni fa al Museum of Contemporary Art di Shanghai, d’intesa con Achille Bonito Oliva, abbiamo rappresentato il legame indissolubile tra arte e oggetto al punto da far coniare al critico cinese Victoria Lu il sottotitolo “A New Art: the Made in Italy” allo slogan ideato da Achille Bonito Oliva “Italy Made in Art”.
Non a caso il Made in Italy è ancora oggi una realtà fatta di nomi e cognomi celebri in tutto il mondo. La mitica Fiat 500 – solo un esempio tra gli innumerevoli a disposizione- e inscindibilmente legata nell’immaginario collettivo al suo ideatore: Dante Giacosa, uno dei maestri della scuola motoristica italiana. In cinquant’anni, chiunque abbia provato ad imitarla ha fallito e in questo primo decennio del nuovo secolo e tornata prepotentemente alla ribalta, frutto di un modus operandi riconducibile ad una stessa mano artigiana e per questo premiato dal pubblico.
L’ICE e profondamente consapevole dell’illustre genealogia del made in Italy e per questo, quando ne diffonde all’estero i prodotti, lo fa con la convinzione che l’aspetto economico non prescinde mai da quello artistico.
Il catalogo di questa Mostra si colloca nella prospettiva di questa visione: non potevamo sfuggire alla tentazione di esprimere anche noi un omaggio all’opera di due grandi Maestri stampatori italiani quale sono Valter e Eleonora Rossi, che conosco da tanti anni, fondatori della 2RC Edizioni d’Arte, la cui prestigiosa attività di pubblicazione di lavori di grafica ha assunto respiro internazionale nelle tre sedi di Roma, Milano e New York.
Il Ioro credo “fondere il processo di esecuzione di un’incisione con l’atto creativo” gli ha assicurato la collaborazione con autori del calibro di Afro, Burri, Caporossi, Chillida, Clemente, Cucchi, Dorazio, Ray, Fontana, Manzu, Miro, Vasarely, Segal. Per i Rossi il progresso dell’arte grafica e strettamente correlato al grado di maestria esprimibile da stampatori smaliziati nelle tecniche avanzate. L’esito finale della loro opera giunge cosl a collocarsi a cavallo tra i piu felici e innovativi prodotti dell’editoria e dell’arte contemporanea. A testimonianza dell’eccellenza di questa attività, al tempo stesso produttiva e creativa, ogni realizzazione dei Rossi e da definirsi come un oggetto unico e volutamente irripetibile perchè realizzato interamente a mano, frutto dell’ispirazione del momento, associata ad una elevata consapevolezza intellettuale. Cosa dire poi dei loro celebri torchi, maestosi monumenti di come il fare possa legarsi al creare, sfidando con successo complessi e delicati problemi coloristici, dimensionali, di rilievo.
Prendendo spunto dall’opera di Valter e Eleonora Rossi vi e un ulteriore punto che all’ICE preme e che e doveroso evocare in questa prefazione: la tutela della proprietà intellettuale, della creazione. Ogni manufatto artistico solidifica un frammento di eterno e parla con speciale immediatezza allo spirito. Non è giusto che di esso si approprino altri, sostituendovi l’illusione di una emozione surrogata. Nell’ambito della produzione grafica, forte e la tentazione di rifare, di imitare e di moltiplicare perchè si tratta di opere multiple, ognuna solo apparentemente uguale all’altra, ma in realta sempre originale grazie alla qualità eccezionale ed irripetibile della vigilanza manifestata dall’artigiano stampatore. Già nell’antica Roma, all’epoca della Gente Giulia e della Gente Claudia, lo si era compreso perfettamente, tanto che nelle centinaia di sale della raffinatissima Domus Aurea erano esposte esclusivamente opere originali.
All’ICE siamo convinti che i prodotti contraffatti oscurano l’esperienza visiva, tattile, gustativa ed uditiva originale, e per ciò stesso autentica.
E’ per queste ragioni che l’ICE e attivamente impegnato attraverso 14 desk anti-contraffazione e tutta la Rete mondiale dei suoi Uffici in una ulteriore importante missione che si aggiunge a quella promozionale: spiegare e illustrare le peculiarità dell’oggetto italiano, far capire che esso va sempre ed ovunque rispettato come tale. Inoltre, la forte connotazione operativa dell’Istituto lo caratterizza come uno strumento indispensabile per sensibilizzare le aziende sull’opportunita di prevenire la contraffazione attraverso il conseguimento tempestivo di marchi e brevetti e per informarle sull’azione che l’ICE svolge per difendere i diritti di proprietà intellettuale. Del resto non va dimenticato che I’Italia vanta anche una primizia nell’espressione della sensibilità giuridica per la tutela del diritto d’autore. La Convenzione stipulata con l’Austria da Solaro della Margarita, Ministro degli Esteri del Re Carlo Alberto, nel giugno 1840, prevedeva la reciproca protezione delle opere dell’ingegno e dell’arte. Questa Convenzione, che aveva valore di legge per ognuno degli Stati della Penisola che vi aveva aderito, costitu1 I’archetipo della disciplina del diritto d’autore (copyright).
L’ammonimento di Orazio “stultum imitatorum pecus” fu ripreso da Leonardo da Vinci nel suo Trattato sulla Pittura, dove affermo con meravigliosa chiarezza che non vi e copia che abbia lo stesso valore dell’originale. Parole che noi dell’ICE non possiamo che sottoscrivere.