Pietro Consagra
opere grafiche
2RC Roma – Milano – 1976
Testo di Valter Rossi da La vita è segno
Pietro Consagra iniziò la sua prima esperienza al nostro studio con una serie di sette litografie del 1967 eseguite per la Galleria Marlborough. Il colore creava le forme e le silhouette vibranti davano una sensazione di spessore apparente.
Una serie di sei rilievi bianchi fu un intervallo di curiosità di breve durata ma un’edizione assolutamente mistica e sottile.
La provocazione delle grandi dimensioni portò anche Pietro a confrontarsi con acidi e rami. La sua idea geniale di “città frontale” ci facilitò il compito perché la terza dimensione, in questo caso, era così ambigua da nascondere i valori prospettici.
Al momento della stampa apparvero sulla carta, in un ineguagliabile e misterioso equilibrio, le forme plastiche. Città ridotte di spessore per dar spazio alla fantasia e al “sogno”. Pietro diede alle sue opere titoli dai nomi simbolici, legati alla sua terra vulcanica, facendo affiorare un mondo greco mitologico, nel quale egli sentiva certo di avere sue radici.
Inizialmente, nel suo atteggiamento, c’era una certa diffidenza che ci poneva distanti dal suo modo di pensare e, con difficoltà, riuscivamo a trovare un dialogo scorrevole e costruttivo.
Nel lavoro era molto taciturno, sulle sue, a differenza di noi che cercavamo proprio col dialogo di recepire al massimo tutte le sensazioni utili per poter dare al massimo gli ingredienti necessari e spesso nuovi per l’artista.
Con l’acquatinta “Inventario” 1972, della serie “Presenze grafiche”, si capì quale era la strada da seguire; la percorremmo per intero negli anni seguenti, ma sempre con un certo distacco.
C’era una barriera formata e colma di fichi d’india maturi… ci accontentammo di saggiarne solo alcuni.